Dopo il salto trovate l' intervista fatta dal quotidiano
"il messaggero" a Madonna. Nell' intervista Madonna
parla di W.E., del suo amore per il cinema e di molto altro.
Partito Clooney, sotto con Madonna. Paparazzi e curiosi, il solito assalto dei fan, cerimoniale in subbuglio. Ieri la popstar-regista ha portato alla Mostra fuori concorso «W.E», il suo film su Wallis Simpson e Edoardo VIII, e il Lido ha vissuto un'altra giornata di delirio divistico. Abito grigio perla, capelli biondissimi e viso spianato, crocifisso king size al collo, Madonna ha sfilato sul red carpet da sola, senza il toy boy in carica, il ballerino Brahim Zabait di 24 anni. Lei, a 53, dimostra di avere sette vite come i gatti. La musica arranca? Niente paura, indossa la casacca di regista. Il film di Lady Ciccone, che mescola passato e presente, racconta una clamorosa storia d'amore del Novecento: quella tra l'americana pluridivorziata e il re d'Inghilterra che per sposarla rinunciò al trono. I protagonisti sono Abbie Cornish, Andrea Rosenborough e James D'Arcy. Il film uscirà in Italia a gennaio 2012, distribuito da Archibald. Intanto Madonna annuncia: «Vorrei rifare la Dolce vita di Fellini, ma è un progetto che costa troppo».
Come le è venuto in mente, signora Ciccone, di riesumare i duchi di Windsor?
«La loro storia mi ha completamente coinvolta. Così ho cercato di capire i motivi che hanno spinto un sovrano a rinunciare alla corona in nome di una donna. Mi sono trasformata in investigatrice e ho letto, studiato, scovato centinaia di documenti».
Lei rinuncerebbe al suo trono di regina dello showbusiness per amore di un uomo?
«O di una donna...No, cercherei di tenermi tutto: successo e passione».
Cosa l'ha attratta del mondo di Wallis e Edoardo?
«Il lusso, la bellezza, la decadenza che volevo trasferire ai giorni nostri. Infatti la protagonista del film è una giovane moglie di oggi, insoddisfatta del suo matrimonio, che s'identifica in Wallis al punto di esserne ossessionata».
Cosa l'accomuna a Wallis Simpson?
«La tenacia, la resistenza fisica, l'ironia e l'amore per i vestiti. Wallis è stata un'avventuriera, una donna piena di risorse. Anch'io adoro i vestiti come lei, che fece della sua magrezza e del look monacale uno stile irresistibile».
Sa che era simpatizzante del nazismo?
«Non ci sono prove. Ho fatto mille ricerche e non ho trovato uno straccio di prova. Nemmeno delle sue presunte relazioni con Galeazzo Ciano o con Ribbentrop. Tutte calunnie messe in giro per minare la sua reputazione e la sua immensa popolarità».
Ma s'incontrò anche con Hitler, ci sono le fotografie.
«La duchessa di Windsor andò a pranzo con il Fuhrer come con altri capi di stato. Ma in privato lo definiva rozzo, villano, privo di senso estetico».
Lei si propone di riabilitare Wallis?
«Intendo restituirle la dignità di essere umano. In un certo senso mi identifico con lei: quando una persona diventa un'icona rischia di perdere la sua identità, si trasforma in un semplice suono. La duchessa non è stata capita, è stata una donna tremendamente sola. E ha molto sofferto per il fatto di non avere avuto figli. La maternità sta nel dna di ogni donna, come la sua voglia di creare».
Il fatto di essere stata la moglie di Sean Penn e poi di Guy Ritchie ha influenzato la sua carriera di regista?
«Il cinema l'ho sempre amato, fin da quando ero bambina. Per me è un mezzo per raccontare storie, esattamente come la musica. Ho avuto la fortuna di dividere la vita con due persone estremamente creative che hanno incoraggiato la mia vocazione e dopo la separazione da Ritchie mi sono sentita più libera di seguire la mia strada di regista».
Lei, come Wallis, è oggetto della curiosità spasmodica dei media...
«E' vero, le persone più popolari in realtà sono le meno conosciute. Bisogna difendersi dall'assalto dei media, è quello che dico ai miei figli spiegandogli che la vera notorietà deve venire dall'arte».
Non ha avuto paura di fornire, nel film, un'immagine banalizzata dell'amore?
«L'amore non è mai banale. E' l'energia che muove ogni nostra azione. Capire l'amore è capire l'essenza di Dio».
Cosa l'accomuna a Wallis Simpson?
«La tenacia, la resistenza fisica, l'ironia e l'amore per i vestiti. Wallis è stata un'avventuriera, una donna piena di risorse. Anch'io adoro i vestiti come lei, che fece della sua magrezza e del look monacale uno stile irresistibile».
Sa che era simpatizzante del nazismo?
«Non ci sono prove. Ho fatto mille ricerche e non ho trovato uno straccio di prova. Nemmeno delle sue presunte relazioni con Galeazzo Ciano o con Ribbentrop. Tutte calunnie messe in giro per minare la sua reputazione e la sua immensa popolarità».
Ma s'incontrò anche con Hitler, ci sono le fotografie.
«La duchessa di Windsor andò a pranzo con il Fuhrer come con altri capi di stato. Ma in privato lo definiva rozzo, villano, privo di senso estetico».
Lei si propone di riabilitare Wallis?
«Intendo restituirle la dignità di essere umano. In un certo senso mi identifico con lei: quando una persona diventa un'icona rischia di perdere la sua identità, si trasforma in un semplice suono. La duchessa non è stata capita, è stata una donna tremendamente sola. E ha molto sofferto per il fatto di non avere avuto figli. La maternità sta nel dna di ogni donna, come la sua voglia di creare».
Il fatto di essere stata la moglie di Sean Penn e poi di Guy Ritchie ha influenzato la sua carriera di regista?
«Il cinema l'ho sempre amato, fin da quando ero bambina. Per me è un mezzo per raccontare storie, esattamente come la musica. Ho avuto la fortuna di dividere la vita con due persone estremamente creative che hanno incoraggiato la mia vocazione e dopo la separazione da Ritchie mi sono sentita più libera di seguire la mia strada di regista».
Lei, come Wallis, è oggetto della curiosità spasmodica dei media...
«E' vero, le persone più popolari in realtà sono le meno conosciute. Bisogna difendersi dall'assalto dei media, è quello che dico ai miei figli spiegandogli che la vera notorietà deve venire dall'arte».
Non ha avuto paura di fornire, nel film, un'immagine banalizzata dell'amore?
«L'amore non è mai banale. E' l'energia che muove ogni nostra azione. Capire l'amore è capire l'essenza di Dio».
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