Accolto tiepidamente a Venezia, uscirà a febbraio nelle sale italiane il film di Madonna che prende spunto dalla storia di Wallis Simpson, l'americana moglie di Enrico VIII che per sposarla abdicò al trono. Edwards e Wallis - Il mio regno per una donna è il secondo film diretto dalla cantante, curato direttamente anche nella sceneggiatura. Nella pellicola si intrecciano alla storia dei duchi di Windsor i tormenti di una donna di oggi, ossessionata dal passato. Scivolato tra pochi applausi a Venezia, il film ha portato a casa già due nomination ai Golden Globe. Nomination minori (per la colonna sonora e la canzone dei titoli di coda, Masterpiece) e qualche relativa polemica.
Il cinema, la grande passione. Madonna, in un'intervista a Vanity Fair, si racconta così e racconta il suo rapporto con il cinema. «Dunque, non sono stata una ragazzina che andava molto al cinema né che aveva fissazioni per attori o attrici. Solo negli anni dell’università ho cominciato a subirne il fascino. Mi colpirono i grandi registi europei, soprattutto. Mi sono formata un gusto estetico, se così si può dire, guardando Fellini e Antonioni, Godard e Malle. Ma non avevo il sogno di recitare o di dirigere. Poi il mio rapporto con il cinema è cambiato. Osservavo come funzionava la macchina della realizzazione di un film, ma mi sentivo sempre troppo poco coinvolta. Così l’idea che, un giorno, avrei diretto un mio film, l’ho sempre avuta».
Perché proprio Wallis. «Un po’ perché mi sono facilmente identificata. L’americana strana che viene messa sotto osservazione, l’attenzione dei media, e in quel caso anche delle istituzioni, nei confronti delle tue scelte private: mi ha fatto pensare spesso alla mia vita. Ma soprattutto perché da più di cinquant’anni si ripete che Edward rinunciò al trono per Wallis, mentre io mi sono sempre chiesta a che cosa abbia rinunciato lei e volevo riproporre la storia dal mio punto di vista».
Il desiderio di maternità. «Conosco tante donne che hanno rimandato la scelta della maternità e poi quando hanno deciso di provarci non ci sono più riuscite. Si convincono che solo un figlio può salvare un matrimonio traballante e spesso restare incinte diventa la loro ossessione. Si rivolgono al medico trasformando quel momento di naturale e paziente attesa in una sorta di eserimento scientifico di cui si fanno cavie».
Fonte: ilMessaggero.it
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